Intervista a Vincenzo Galati. A cura di Irene Losito

Enzo Galati nasce a Genova il 30 luglio 1971. Dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale, consapevole di essere portato per una formazione più umanistica, si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dove consegue la laurea.

Quando hai preso coscienza che la scelta degli studi tecnici era poco adatta a te?
Diciamo che sono sempre stato più portato verso le discipline umanistiche nelle quali riuscivo ad avere buoni voti con il minimo sforzo. Poi un giorno, mi sembra in quarta superiore, dissi alla professoressa di ragioneria e tecnica che, pur nutrendo stima e rispetto nei suoi confronti, da quel momento non avrei più studiato le sue materie, poiché non volevo e non vedevo il mio futuro tra i conti e i bilanci aziendali. Il risultato? La prof mi ha ammirato più di prima ed alla fine, in un modo o nell’altro, me la sono cavata anche nelle sue materie.
 

Al termine degli studi universitari lavori per due anni nel turismo, e giri il mondo in lungo e largo. Quest’esperienza ti aiuta a maturare una visione variegata dell’universo umano…

E’ verissimo. Ho fatto animazione nei villaggi turistici. Ho visto posti da sogno ed ho conosciuto migliaia di persone. Con alcune di loro sono nate belle amicizie e siamo ancora in contatto dopo 15 anni. E’ stata l’esperienza lavorativa che mi ha arricchito di più, sia dal punto di vista umano che professionale. Ogni giorno c’erano nuove storie da ascoltare, nuove persone da scoprire, alcune lontane dal mio modo di essere altre più vicine, ma ognuna con la propria storia ed il proprio vissuto. Un bagaglio di conoscenze che mi porto dietro.

Ma al rientro in Italia cambi nuovamente rotta, e dopo aver frequentato un master in marketing, sperimenti numerose esperienze lavorative…
Ogni tanto avverto l’esigenza di invertire la rotta, di mettere un punto e voltare pagina, mantenendo solo pochi capi saldi. Quando raggiungo quello che per me è un obiettivo, invece di proseguire sulla strada tracciata mi cimento in una nuova sfida, completamente diversa dalla precedente. La mia vita è fatta di alcune scelte sagge ed altre insensate. Il fatto di specializzarmi e scegliere una “carriera” aziendale potrebbe rientrare nella seconda categoria ma non ho rimpianti poiché per carattere non riesco a voltarmi indietro e poi, chissà cosa mi riserverà il futuro… mi posso aspettare di tutto da me, spesso riesco a sorprendermi da solo!

Nel 2006, stanco della caotica Genova, decidi di trasferirti insieme a tua moglie, nella campagna senese, alla ricerca di tranquillità. E coltivi il sogno di un futuro da agricoltore, da contadino, più esattamente…
La vita in città stava ormai stretta sia a me che a mia moglie quindi, quale miglior posto della campagna senese per trasferirsi? Siamo stati fortunati ad avere l’occasione giusta e a saperla sfruttare. Il piano a cui ora stiamo lavorando alacremente è quello di avere un terreno tutto nostro che ci consenta di vivere (almeno in parte) di ciò che potremo coltivare e di coronare il sogno di una full immersion nella natura. Nell’attesa… lavoro per una multinazionale per pagare il mutuo… C’è una bella differenza eh!

Un’altra tua passione sono gli animali…
In casa ho due cani e cinque gatti a dimora fissa poi ci sono tutti gli altri “spiriti liberi” che io e mia moglie quotidianamente accudiamo. E’ più forte di me, adoro tutti gli animali. Credo sia una malattia ma se così fosse, è una gran bella malattia, che mi piacerebbe potesse infettare tutti.

Da sempre ami leggere, ed affianchi a questa passione la scrittura, vissuta come la necessità di affidare al foglio bianco parte di te…
Scrivere per me è uno sfogo, è un modo di esprimere la mia creatività repressa da un lavoro in cui non c’è molto spazio per la fantasia ma soprattutto scrivere per me è libertà. Io scrivo solo ciò che voglio e quando voglio. Non saprei scrivere su commissione. La mia scrittura è istintiva, quando inizio a scrivere non so cosa scriverò né come lo farò. Addirittura i personaggi, le vicende ed anche vittime e colpevoli nascono man mano che la scrittura prende forma. Non mi piace pianificare ciò che scrivo, sono un cane sciolto, non voglio restrizioni e non me ne pongo: almeno nella scrittura posso farlo.

Pur non avendo velleità artistiche, decidi, per gioco, di inviare il manoscritto di “Lo strano mistero di Torre Mozza” al premio letterario Gran Giallo dove ricevi il premio come terzo classificato. Niente male come esordio!
Continuo a non avere velleità artistiche, ho sempre scritto e scrivo tutt’ora  per il piacere di farlo e non tanto per essere letto (non me ne voglia l’editore a cui sono, peraltro, particolarmente legato). Intendiamoci, mi fa piacere il fatto di essere apprezzato ma non è prioritario. Lo scorso anno decisi di inviare il manoscritto di “Lo strano mistero di Torre Mozza” al premio Gran Giallo unicamente per ricevere un giudizio critico da una commissione di esperti, mai mi sarei aspettato di essere premiato

Come approdi ad Onirica?
Ricollegandomi alla domanda precedente il mio romanzo sarebbe potuto tranquillamente rimanere un manoscritto, non cercavo un editore a tutti i costi. Poi mi è capitato di leggere degli articoli su Onirica nei quali veniva descritta come una mosca bianca nel mondo dell’editoria. Mi sono avvicinato a loro con qualche sospetto, lo ammetto, ma il riscontro che ne ho ricevuto è stato sorprendente, soprattutto dal punto di vista umano. Ci siamo trovati immediatamente in sintonia ed il rapporto che ne è nato è qualcosa di più di quello tra autore-editore. Anche in questo sono stato fortunato.


Da dove nasce la scelta di Torre Mozza?
Conosco e frequento Torre Mozza da diversi anni. Avrei potuto trovare una qualunque altra ambientazione legata al mare ma Torre Mozza è stato il primo luogo che mi è venuto in mente e mi è subito parso ideale per la storia che avevo in mente. E’ un posto che racchiude in sé fascino e mistero, natura e storia, tutti aspetti che mi intrigano.

Un romanzo avvincente che lascia col fiato sospeso, pagina dopo pagina, emozione dopo emozione…
Trattandosi di un giallo questo è un gran bel complimento, grazie. Il mio intento era proprio quello di raccontare una storia ricca di suspense ma che non fosse fine a se stessa quindi ho pensato di arricchirla con emozioni diverse, non esclusivamente legate alla vicenda criminosa. Di ogni personaggio ho cercato di mettere in luce il vissuto, la propria sensibilità. Ecco allora che all’interno del giallo si intrecciano altre storie ricche di sentimenti differenti: c’è l’amore, il dolore, la gioia, la solitudine, l’amicizia, insomma la vita vera.

Lascia sconcertati il fatto che i tanti personaggi che di volta in volta entrano in scena, sono tutti potenziali assassini dell’inspiegabile omicidio di sei studenti accaduto su una tranquilla spiaggia…
Vorresti intendere che ho appreso bene le tecniche narrative dai maestri del giallo? Scherzi a parte questo è un aspetto che ho curato molto, sia perché mi affascina come lettore e sia perché mi coinvolge come autore. Ti confesso che in tutto ciò mi aiuta parecchio il fatto di affrontare la narrazione pagina dopo pagina cercando di immedesimarmi nella mente di chi legge.

“Un quadro inquietante potrebbe racchiudere un segreto troppo doloroso per essere rivelato. Un segreto che il mare custodisce, tra enigmatici rituali collegati ad una misteriosa scuola di magia,  nella dimensione di un passato che non potrà mai essere definitivamente archiviato...”
Lo spunto per il quadro deriva dall’ Urlo di Munch, un’opera che mi ha sempre affascinato e incuriosito. Questo dipinto rappresenta un passaggio chiave nell’intreccio ed è legato ad un avvenimento specifico. Una vecchia storia, strettamente connessa al mare, che qui ha anche un valore simbolico. Un avvenimento troppo doloroso per tutti per volerne parlare. Una vicenda del passato che però è inevitabilmente parte anche del presente dei protagonisti. In questo contesto si inserisce anche un’insolita scuola di magia e divinazione celtica. Di più non posso dire per non svelare troppo…

Il commissario che segue le indagini, sembra aver definitivamente “congelato” il cuore, ma nello svolgersi dell’intricata ed appassionata trama, scopre di non poter fare a meno dell’amore…
Quella del commissario Barbagelata è una figura che, seppur lontana da me, è molto umana e credibile. Un uomo di mezza età che si è lasciato alle spalle una delusione amorosa e che, ora, si ritrova a combattere tra la paura di vivere un nuovo amore e la voglia di lasciarsi travolgere da questo. Come andrà a finire?
 

Dopo molteplici quanto imprevedibili vicissitudini, il caso finalmente troverà una soluzione che insegnerà ai poliziotti come nella vita non si possa mai dare nulla per scontato…
Lungi da me dare lezioni di vita. Diciamo che ho fatto in modo che la vicenda avesse la più impensata delle conclusioni e, ovviamente, che non si capisse quale fosse sino alle ultime pagine.


Bene Enzo, siamo curiosissimi di sapere come va a finire!
Beh, allora non resta che leggerlo!

Grazie di averci parlato di te e del tuo libro! Ti auguriamo tutto il successo che meriti!
Grazie a te Irene per avermene dato la possibilità.

Irene Losito