Recensione a cura di Stefano Elefanti

     DI POCE E I PENSIERI, SOSPESI FRA PROSA E POESISMI
 
di Stefano Elefanti

Poesia. È il primo elemento che viene alla mente leggendo Poesismi e pensando a Donato Di Poce. Un artista innatamente poliedrico, partito proprio dal genere poetico e approdato, alla fine degli anni Novanta, all’aforistica senza abbandonare mai l’attività fotografica (“Il poeta vede l’invisibile / Il fotografo fornisce le prove”) e la critica d’arte, di cui è esperto conoscitore e che ritorna in alcuni pensieri (“L’arte entra nell’anima / La musica penetra ovunque”; “L’arte non è né un piacere / né una ricerca di verità / L’arte è una necessità”).
 
     La poesia è presente in ogni frammento dell’opera e spesso s’individua tra gli argomenti più frequentati dalla silloge mentre, in altri casi, essa pare avvolgere l’aforisma donandogli un’aura magica e, a tratti, quasi onirica (“Gli occhi dei poeti / Sono trappole di sogni”; “I poeti sono colpi di vento / Che cancellano le parole / Con un respiro”); proprio questa ibridazione tra due generi che sono ritenuti storicamente opposti e inconciliabili, è alla base della raccolta: qui, la piatta serietà contenutistica della forma breve incontra il linguaggio analogico e attraente della poesia, dando così vita ai Poesismi, in cui il concetto è associato alla preziosità della struttura e giunge al lettore sotto questa nuova veste, come aforisma poetico (“Tutti cercano la poesia / Ma solo i poeti / Sanno andare oltre”). La scelta stessa di disporre gli aforismi in versi senza però prevedere una regolare cadenza metrica, significa un’attitudine alla versatilità artistica e, in questo senso, Di Poce si conferma un autore costantemente in bilico tra prosa e poesia.
 
     Questa continua ricerca d’innovazione appartiene all’ambito dell’aforistica poetica, corrente letteraria di cui Di Poce è l’erede e che annovera talenti come Sbarbaro e Merini. Nonostante ciò, egli non tralascia di applicarsi ad alcune forme classiche del genere breve: appaiono così anche sentenze più pragmatiche e amaramente ironiche nelle quali echeggia la massima di derivazione francese, in particolare nello stile pungente e cinico oltre che per il concetto pratico che trasmettono; esse sono, in questo senso, come intuitivi lampi di verità in un cielo di ovattata astrattezza (“Il segreto della felicità eterna / È di vivere sogni a breve termine”; “Persone si nasce / Uomini si diventa”).
 
     Se l’incertezza era dominante e chiudeva Nuvole d’inchiostro (“Io non ho certezze / e non ne sono / nemmeno sicuro”) il tema resta aperto in Poesismi (“Da sempre cerco / Il senso della vita / Ma qualcosa mi sfugge”), lasciando spazio a Di Poce per spingere la creatività oltre i propri limiti, verso una profonda analisi interiore che indubbiamente avvince e conquista il lettore (“Si scrive per lasciare un segno / Si cancella per scavare tracce di verità”). Oltre alla poesia e al ruolo del poeta, altri temi trattati nella silloge sono la musica, la follia, l’arte e l’amore ma non mancano anche componenti paesistiche ed elementi naturali come il vento, i fiori e gli animali.
 
     Il titolo della raccolta è un omaggio all’efficace neologismo, pensato da Adriano Petta nel 1999 proprio per descrivere gli aforismi di Di Poce, ed è adeguato a presentare questa nuova forma letteraria, la quale, una volta lasciate alle spalle le rigide divisioni di genere, comprende al suo interno delle variazioni che spaziano dalla massima aforistica al frammento poetico e, continuano poi, fino all’appuntito epigramma. Sul tema è decisamente interessante la presentazione al libro, scritta da Fabrizio Caramagna e tesa a ricostruire in breve le origini e le caratteristiche dell’aforisma poetico.
 
     Poesismi è pertanto un felice connubio letterario, capace di attrarre per l’immediatezza e la piacevolezza di lettura ma anche di far pensare, poiché esso è abile a lasciare in poche righe, com’è consuetudine del genere, qualche traccia di sé dopo avere chiuso il libro.

Reggio Emilia, Luglio 2012
Stefano Elefanti