I ragazzi che nel 1994 penetrarono per la prima volta nella grotta di Chauvet presso Vallon-Pont-d’Arc, nell’Ardeche francese, prima di scoprire la gran messe di pitture preistoriche, s’imbatterono in una stupefacente visione che congelò per un istante i loro cuori. In un ampio salone sotterraneo, la luce delle torce illuminò le orbite vuote di un possente teschio di bisonte posato su una roccia. Qualcuno lì lo aveva deposto quindicimila anni prima per uno scopo misterioso, congelandone per sempre l’ermetico messaggio nella profondità della terra. Sarà ancora una volta il caso che farà evocare a Miguel, Il ragazzo che dava i numeri, un’oscura minaccia sepolta da decine di migliaia di anni nelle grotte delle selvagge sierre della Cantabria, scatenando una terribile catastrofe da cui l’umanità faticherà a riprendersi. Ma, a differenza del mistero dell’Ardeche, questo sarà sciolto da un essere di difficile catalogazione - forse una macchina, forse un sembiante umano, che rivelerà come l’opaco destino dell’uomo sia soggetto a disegni imprescindibili di dèi che li concepivano e li attuavano ancor prima che il tempo stesso fosse creato. Al protagonista del romanzo non resterà che prenderne atto, sperando nella possibilità di un riscatto dell’uomo nei confronti di un’oscurità sovrastante e onnipotente che può permettersi di attendere l’eternità prima di riprendersi quanto le appartiene.