Il tempo è un mistero. L’onnipresente sconosciuto. E’ il tempio dei sempre, dei mai, del possibile. Le mille sfaccettature di un diamante intagliato con cura e precisione, in cui noi - esseri fragili - siamo gli invisibili difetti. O le impercettibili scintille di luce.
C’è un tempo nel tempo che è il nostro. Ogni momento s’incastra dentro l’altro come in un gioco di scatole cinesi. Matrioske colorate. Attimi infiniti. Eternità perdute. Ricordi, attese, speranze e ritorni. Tutti sulla giostra. Nell’interminabile ciclo della quotidiana rinascita, in cui ombra e luce, Kronos e Kairos, passato e futuro si alternano, si mescolano, si rincorrono. Nella nostra mente, nei versi dei poeti, sulla tela dei pittori, tra le pieghe di un racconto o fra i chiaroscuri di una fotografia. 

Per gli antichi greci c’erano almeno tre modi di indicare il tempo: Aion, Kronos e Kairos.
Aion rappresenta l’eternità, l’intera durata della vita, l’evo; è il divino principio creatore, eterno, immoto e inesauribile; Kronos indica il tempo nelle sue dimensioni di passato presente e futuro, lo scorrere delle ore; Kairos indica il tempo opportuno, il momento propizio, che noi oggi potremmo de-finire con una certa approssimazione l’attimo “fuggente” e speciale, quello che rimane impresso nella memoria o che ci cambia la vita.

Nella tradizione cosmologica greca, insieme a quella più celebre di Kronos, Aion era una delle immagini del Tempo. È il tempo che a sé unisce ogni momento. L’Eterno.
KRONOS, invece, è l’archetipo di un maschile ancestrale, indifferenziato dalla controparte femminile, della quale assume i caratteri negativi. Crono divora ciò che ha generato: è un padre oppressivo e ossessionato, che non tenta di far crescere il figlio, ma lo trattiene a sé, e nel suo affettuoso abbraccio maschile lo stritola, lo uccide.
E poi c’è KAIROS che nell’antica Grecia significa "momento giusto o oppor-uno" o "tempo di Dio". Mentre KRONOS si riferisce al tempo logico e sequenziale KAIROS significa " un tempo nel mezzo", un momento di un pe-riodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa di speciale” accade.

Daniela Cattani Rusich